Claudio Foschini / In nome del popolo italiano – attivalamemoria

Claudio Foschini / In nome del popolo italiano

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 25,00

In nome del popolo italiano
Storie di una malavita
prefazioni di Giancarlo De Cataldo e Saverio Tutino
Bologna, Il Mulino, 2013
collana Storie italiane
pp. 340

 

12 disponibili

Descrizione

Claudio Foschini
In nome del popolo italiano

Storie di una malavita
prefazioni di Giancarlo De Cataldo e Saverio Tutino
Bologna, Il Mulino, 2013
collana Storie italiane
pp. 340 – € 25,00

«Era il giorno 30/7 del 1949 alle ore dodici fra le baracche del rione Mandrione Acquedotto Felice nascevo io in qualche modo anchio avevo come gesù il bue e lasinello il bue una puttana del vicino Mandrione e lasinello, Agostino un ladro ». Inizia così, in modo tenero e insieme sfrontato, l’autobiografia di Claudio Foschini, ladro, rapinatore, bandito e coatto. Claudio la scrive dal carcere romano di Rebibbia, uno dei tanti da cui entra ed esce in una vita da recidivo, e la spedisce all’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano. E se come bandito non ha avuto grande fortuna, come scrittore rivela un talento straordinario, e vince il Premio Pieve.
Ha scritto con furia, undici bloc notes fitti in sette mesi, in cui racconta un’esistenza che pare un piano inclinato: la nascita nella più degradata periferia romana, la miseria, l’apprendistato fin dall’infanzia come borseggiatore sulla linea 64, e poi i furti in appartamento, le rapine, la droga. Una «malavita», appunto, riscattata in parte dalla scelta di non sporcarsi mai le mani con l’omicidio e con lo spaccio. Quando va bene ci sono le fuoriserie, i night, le donne, quando va male c’è la galera e dopo, di nuovo, la necessità di procurarsi in qualunque modo del denaro. Una spirale che cresce fino al tragico epilogo, consumato in una mattina di maggio del 2010, quando Claudio viene ucciso da una guardia giurata mentre cerca di rapinare una tabaccheria. La sua morte non fa parte del racconto, ma, come scrive Giancarlo De Cataldo nella sua Prefazione, «è impossibile leggere queste pagine piene di vita senza pensare al finale. Possiamo però lasciarci su un interrogativo: chissà se mentre se ne andava per sempre, anche a Claudio Foschini sarà affiorata alle labbra la battuta di Accattone morente: “aaah, mo’ sto bene…”».

Claudio Foschini (Roma, 1949-2010) ha vinto con questa autobiografia il Premio Pieve edizione 1992. Dalla storia è stato tratto il film-documentario «In nome del popolo italiano» (regia di Valia Santella, nella serie «I diari della Sacher» di Nanni Moretti, 2001).

Il volume è stato pubblicato grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali
in base alla Circolare 27 dicembre 2012 n. 108
PUBBLICAZIONI DI RILEVANTE INTERESSE CULTURALE

 

L’autobiografia di Claudio Foschini è uno de I diari della Sacher, gli undici documentari prodotti da Nanni Moretti e Angelo Barbagallo tratti dalle testimonianze raccolte nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, presentati alla Mostra del cinema di Venezia nel 2001 e al Festival di Locarno nel 2002: memorie e diari, raccontati dai protagonisti stessi, storie di donne e uomini, gente comune, che rivivono nel ricordo momenti diversi della storia d’Italia.
Oggi questi undici documentari, grazie a Nanni Moretti e a Sacher Film, sono fruibili in maniera libera e gratuita. Clicca qui o sull’immagine di seguito per vedere il documentario In nome del popolo italiano realizzato da Valia Santella:

In nome del popolo italiano - I diari della Sacher

1 recensione per Claudio Foschini / In nome del popolo italiano

  1. Laura Ferretti

    Il libro di Foschini mi ha lasciato una traccia profonda, per la dolcezza che emana ad ogni riga; quando ripenso alle sue vicende, prima di tutto dalla memoria emerge il sentimento forte del legame con la sua mamma, la famiglia, e poi il suo primo amore,
    affiora di continuo la limpidezza del suo animo, mai cattivo nonostante le frequentazioni, un ‘delinquente’ profondamente onesto, leale e generoso. 
    Rivedo gli sforzi e i tentativi per rigare dritto, la fretta di crescere, il suo modo intelligente di affrontare la vita, pure nei furti negli appartamenti. 
    La sincerità rimane la caratteristica del racconto della sua vita; anche quando viene obnubilato dalle droghe, non perde obiettività e per questo diventa rispettabile, indenne da giudizi di condanna. 
    Quanti Foschini in meno ci sarebbero se avessero avuto la possibilità di trasformare il male fatto in qualcosa di grande. 
    Scrive di getto, quest’uomo, senza regole e spazi, guidato dalla penna e dal cuore; chissà se quella guardia giurata ha mai scoperto che cuore grande ha fermato quella notte.

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