Descrizione
Massimo Bartoletti Stella
Acqua passata
Cesena, Il Ponte Vecchio, 2022
prefazione di Matteo Caccia
pp. 360 con ill. – euro 18,00
Ieri un ragazzo mi ha detto che tre settimane fa l’ha veduta e le ha chiesto di me, lei ha risposto che: “Massimo ormai è acqua passata”. Forse quando avrò raccolto materiale sufficiente scriverò un romanzo su me e lei, lo ricaverò da questo diario, il titolo sarà appunto: Acqua passata.
Un adolescente avanza controcorrente amando K. con mentalità libera, di artista. Sogni e spavalderie, in un diario che ha perso solo le pagine strappate perché lei lo ha lasciato. La provincia romagnola: le biciclette, il mare di Cesenatico, le domeniche al cinema “San Vittore”, quando, nel buio, le mani di Massimo e K. si incontrano e si stringono.
Con il titolo “1964-1968 – Gli anni dell’adolescenza” il diario di Massimo Bartoletti Stella (nato a Cesena nel 1951 e deceduto nel 2006) ha partecipato al Premio Pieve nel 1998 risultando tra i finalisti. La Giuria nazionale gli ha dedicato una menzione speciale per la freschezza dell’invenzione linguistica e l’imprevedibilità di una scrittura scanzonata, a tratti paradossale, capace di raccontare con leggerezza e acume l’esperienza del mondo compiuta da un adolescente.
Marco –
“Finisce il libro come ogni cosa che ha vita. […] chi in futuro avrà la fortuna di leggere sto libro non giudichi perché noi, tutti, siamo come la natura che si trasforma”. Sono le parole del giovane Massimo a chiusura del suo diario che oggi, grazie all’impegno e al lavoro di molti, è diventato un libro. Un dono che è anche il compimento di un desiderio comune di chi, visitando il Piccolo museo del diario, chiedeva di poter avere e leggere il testo integrale di questo adolescente che ci ricorda un po’ di noi, che ci racconta un po’ di noi. Perché in questo libro e nelle parole di Massimo Bartoletti Stella c’è un pezzo di ognuno di noi, così come ci sono le emozioni che abbiamo provato anche noi quando avevamo la sua età. Sarà forse per tutti questi motivi che, aprendo il cassetto a lui dedicato nel Piccolo museo del diario, molte persone nel corso degli anni hanno sentito il desiderio profondo di portarsi con sé quelle parole, quei sentimenti e quelle emozioni. Perché sentivano nel profondo di aver ritrovato un pezzo del proprio passato più intimo.
Leggendo questi quaderni ci ho ritrovato dentro alcune atmosfere, vibrazioni sociali e sentimentali trovate nelle pagine di Libera nos a Malo di Luigi Meneghello. C’è la provincia italiana, ci sono gli anni adolescenziali dei ragazzi dell’epoca ma c’è anche il ritratto di un’Italia che non c’è più. Un Paese in cui un ruolo centrale era rappresentato dal Cinema, un luogo imprescindibile e quasi sacro per quella generazione, dove vita reale e sogni si mescolavano. Una storia emblematica della necessità e dell’urgenza storica di un’istituzione preziosa e unica come l’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano. Una storia-simbolo del Piccolo museo del diario proprio perché emblema del nostro passato ormai lontano ma anche di un’Italia che non c’è più, un’Italia da conservare e preservare, sia come memoria collettiva che come memoria privata.
Forse ha ragione Massimo: “noi, tutti, siamo come la natura che si trasforma”.
Con le sue parole e i suoi quaderni cerchiamo solo di trattenerla più a lungo fra le nostre dita, nella vana speranza che non cambi mai, non per noi.
Con la forte speranza che quella fiamma resti viva. E noi con lei.